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mercoledì 26 agosto 2015

La cottura degli alimenti

La cottura trasforma gli alimenti rendendoli adatti al consumo.
Gli aspetti positivi della cottura sono:
• Rendere commestibili alcuni alimenti che altrimenti non lo sarebbero.
• Rendere gli alimenti più appetibili e gradevoli, una cottura adeguata conferisce sapore ed aroma al cibo.
• Rendere gli alimenti più facilmente masticabili e digeribili, la cottura favorisce l’ammorbidimento del cibo e quindi facilita i processi di demolizione chimico-fisico per opera dell’apparato digerente.
• Rendere gli alimenti igienicamente più sicuri, gran parte dei microrganismi vengono distrutti dall’azione del calore che svolge quindi un’attività microbicida. Alcune tossine termostabili e le spore batteriche possono resistere anche a temperature elevate di cottura.
• Rendere inattivi gli enzimi e le sostanze antinutrizionali, l’azione del calore denatura le molecole enzimatiche migliorando la conservabilità dell’alimento e distrugge le sostanze antinutrizionali.
Gli aspetti negativi della cottura sono:
• La diminuzione del valore nutritivo dell’alimento, per la distruzione e la dispersione che i principi nutritivi possono subire nei vari tipi di cottura.
• La formazione di sostanze potenzialmente pericolose, in alcune cotture di alimenti grassi e proteici si possono formare molecole tossiche per l’organismo

TECNICHE DI COTTURA
CONDUZIONE CONVEZIONE IRRAGGIAMENTO
• La conduzione avviene quando il calore passa direttamente per contatto da un materiale caldo ad uno freddo, senza l’ausilio di liquidi o gas.
La convezione prevede quindi il passaggio del calore tra due corpi solidi aderenti.
• La convezione si ha quando la trasmissione del calore avviene attraverso i fluidi ed è accompagnata da un movimento di materia.Riscaldando un fluido, i movimenti convettivi della sua materia propagano il calore dalle zone più calde a quelle più fredde.
Nella cottura per convezione, il calore viene trasmesso attraverso un fluido liquido (brodo, acqua, olio) o gassoso (aria calda, vapore)
• L’irraggiamento è una trasmissione di energia costituita da radiazioni di tipo elettromagnetico che si propagano nello spazio.
Nell’irraggiamento, il calore attraversa lo spazio in forma di radiazioni.
MODIFICAZIONI DA COTTURA A CARICO DEI PRINCIPI NUTRITIVI
Modificazioni a carico delle Proteine
La denaturazione è una modificazione della struttura secondaria, terziaria e quaternaria delle proteina, senza tuttavia intaccare la struttura primaria delle stesse. Il meccanismo di questo fenomeno è molto complesso: le proteine globulari sono tenute insieme da vari tipi di legame che si stabiliscono nelle diverse parti della catena polipeptidica. La denaturazione rompe più o meno completamente questi legami e di conseguenza si dispiega la catena, che perde così le proprietà biologiche originarie.
Il colore è senza dubbio il principale agente denaturante delle proteine alimentari. La denaturazione proteica inizia alla temperatura di 60°-70°.
L’idrolisi proteica
L’idrolisi delle catene polipeptidiche si verifica frequentemente durante la cottura, soprattutto se l’ambiente del cibo che cuoce è acido. L’idrolisi comporta la rottura del legame peptidico che unisce gli amminoacidi e la formazione di oligopeptidi ed amminoacidi liberi. Questa trasformazione migliora la digeribilità delle proteine ed incide minimamente sul valore nutritivo dell’alimento.
Alterazione della catena laterale degli amminoacidi
Le temperature elevate, sopra i 100°C, agiscono modificando chimicamente la catena laterale di alcuni amminoacidi. Durante trattamenti termici prolungati nel tempo e in presenza di ossigeno, può avvenire anche l’ossidazione dei gruppi R degli amminoacidi.
La reazione di Maillard
La reazione di Maillard (studiata da Luis Camille Maillard nel 1912), comporta la produzione dei composti bruni, aromatici e sapidi della cottura. Il principio è semplice:
• Sotto l’azione del calore, quando un gruppo amminico NH2 di un amminoacido delle proteine, viene a contatto con uno zucchero, si elimina una molecola d’acqua e i due reagenti si legano formando una “base di Schiff” ;
• La “base di Schiff” è instabile e viene rapidamente trasformata in un “prodotto di Amadori”;
• Quest’ultimo si trasforma in composti “policarbonilici aromatici”. Essi conferiscono all’alimento un particolare sapore di cotto ed un caratteristico colore bruno (crosta del pane, caffè tostato, carne alla brace…..)
Modificazioni a carico dei Glucidi
I glucidi risentono dell’influenza positiva o negativa della cottura a seconda che si tratti di zuccheri semplici (saccarosio) o complessi (amido).
Il saccarosio e gli zuccheri semplici, se riscaldati nell’acqua, aumentano molto la loro solubilizzazione.
L’idrolisi del saccarosio è favorita dalla presenza di sostanze acide in soluzione. Avviene così la scomposizione dello zucchero in glucosio e fruttosio. Il saccarosio puro, riscaldato a secco, scioglie a 160 °C e comincia a caramellizzare a 170 °C circa. La caramellizzazione avviene a temperature elevate ed è dovuta ad una serie di reazioni di disidratazione che portano alla ricombinazione dei numerosi atomi di ossigeno costituenti gli zuccheri semplici.
Gelatinizzazione dell’amido
Durante la cottura in acqua, i granuli di amido cominciano a rigonfiare ed inglobare molto velocemente grandi quantità di acqua intorno alla temperatura di 65-70 °C. A temperatura maggiore, intorno ai 90-95 °C, si forma una massa gelatinosa, dovuta al fatto che le molecole di acqua cominciano a penetrare liberamente tra le molecole di amido. Se a questo punto la temperatura diminuisce, aumenta lo stato di gel con rigonfiamento del prodotto. I gel di amido tendono a sciogliersi facilmente con il calore e riformarsi poi a temperatura ambiente. La formazione di gel è rallentata dalla presenza di sostanze acide.
Idrolisi e caramellizzazione dell’amido
L’amido cotto a secco e ad alte temperature, subisce dapprima una parziale idrolisi con formazione di molecole più semplici come destrine, maltosio ed anche glucosio. Dopo, gli zuccheri semplici così formati, subiscono le reazioni di caramellizzazione.
L’imbrunimento da cottura è dovuto alla reazione di Maillard ed alla caramellizzazione. Si tratta di trasformazioni chimiche che avvengono ad elevate temperature e che portano alla formazione di polimeri di colore bruno. Tutti i prodotti da forno vanno incontro a notevoli trasformazioni dovute al calore.
La fase in cui si formano i sapori è quella che si svolge a 150°- 200°C. Quando certe proteine e zuccheri sono presenti insieme nella stessa preparazione alimentare si produce una particolare reazione nota come imbrunimento non-enzimatico.

lunedì 10 agosto 2015

Le proteine (o protidi)

A differenza di glucidi e lipidi (che di regola non contengono azoto), le proteine sono composti organici quaternari, che possiedono sempre atomi di azoto nella loro molecola (quasi sempre anche atomi di zolfo; spesso fosforo e talvolta atomi metallici: ferro, zinco, rame...).

Il ruolo primario che le proteine svolgono nei sistemi viventi è dichiarato dal loro stesso nome (che deriva dal greco protéion cioè "primato"). Sono le molecole organiche più complesse, più importanti e più "personalizzate" che si ritrovino in un organismo. Anche quantitativamente sono le prime: più del 50% di tutto il materiale organico di una cellula vivente è fatto di proteine. Possono avere nell'organismo una funzione energetica, come i glucidi e i lipidi; ma essa è del tutto secondaria rispetto a due altri ruoli: quello strutturale, di "materiali da costruzione", e quello di "utensili" ( = enzimi) indispensabili per montare, smontare e trasformare altre molecole.

Chimicamente, le proteine sono polimeri, come i polisaccaridi. Le loro subunità sono dette aminoacidi.

Un atomo centrale di carbonio lega contemporaneamente:

un gruppo amminico (basico) -NH2
un gruppo carbossilico (acido) -COOH
un atomo di idrogeno
una restante porzione della molecola (detta catena laterale e indicata genericamente con R), che ha una composizione chimica variabile dall'uno all'altro aminoacido.

L'atomo di carbonio al centro viene detto carbonio alfa. Ogni subunità proteica (=aminoacido) possiede dunque almeno un atomo di azoto (altri possono essere contenuti nelle catene laterali R).

Complessivamente sono stati identificati nelle proteine 20 tipi di aminoacidi, diversi l'uno dall'altro per struttura e composizione della catena laterale.
Molte altre varietà di aminoacidi (più di 150!) si possono ancora ritrovare nelle cellule viventi, non però come costituenti di proteine, bensì come molecole singole, incaricate di funzioni particolari.

L'unione in catena degli aminoacidi avviene mediante un legame peptidico,che si stabilisce tra il gruppo carbossilico di ciascuno e il gruppo aminico del successivo.
Numerose proteine, quando vengono "smontate" per studiarne la composizione, rivelano di contenere non soltanto aminoacidi, ma anche altri componenti, inorganici (per esempio metalli come il ferro, il rame, lo zinco) oppure organici (lipidi, glucidi...). Perciò i biochimici distinguono due categorie di proteine: quelle semplici (fatte soltanto di aminoacidi) e quelle coniugate, che contengono un gruppo prostetico (dal greco prósthesis, "aggiunta") di natura non aminoacidica. Sono esempi della seconda categoria: le lipoproteine e le glicoproteine di cui è ricco il sangue, le fosfoproteine che possiamo ritrovare nel latte o nel tuorlo d'uovo, e le emoproteine, quale l'emoglobina dei globuli rossi.

L'eccezionale versatilità delle proteine rende difficile illustrare in modo breve ma esauriente tutti i compiti che esse possono svolgere in un organismo. Schematicamente, possiamo riconoscere che esistono i seguenti tipi.

Proteine di deposito, funzionanti come molecole-magazzino di materiali utili.

Un esempio di questo tipo è la ferritina, proteina alla quale viene agganciato, perché non sia eliminato dal corpo, tutto il ferro che la milza recupera dalla "demolizione" dei globuli rossi vecchi. Altre proteine di deposito servono come riserve di aminoacidi per un embrione in sviluppo (pensate al tuorlo d'uovo, o alle riserve proteiche che abbondano nei semi delle piante); oppure come cibo "nobile" per un piccolo essere ancora incapace di alimentazione autonoma (pensate alla caseina del latte, nei mammiferi).

Proteine strutturali, fibrose e insolubili, alle quali gli organismi animali affidano la funzione di dar forma e sostegno a tutto il corpo, funzione che nei vegetali è svolta soprattutto dai polisaccaridi.

Il collagene di ossa, tendini e tessuti connettivi, la cheratina della pelle e l'elastina dei polmoni e dei vasi sanguigni sono esempi di queste proteine.

Proteine catalitiche.

Si tratta di molecole-utensili per la trasformazione di altre molecole; tutti gli enzimi rientrano in questa categoria.

Proteine contrattili.

Sono l'actina e la miosina, che permettono ai muscoli di accorciarsi e di compiere lavoro meccanico.

Proteine di trasporto.

Ad esempio l'emoglobina, che nei globuli rossi dei vertebrati è "veicolo" dei gas respiratori; o le lipoproteine, che trasportano nel plasma sanguigno i grassi, altrimenti insolubili.

Proteine inserite nelle membrane cellulari, con il compito di permettere e regolare flussi di sostanze tra le cellule e l'ambiente esterno.

Proteine messaggere.

Si tratta di proteine che recano ai vari organi del corpo segnali capaci di influenzarne l'attività, sono di questo tipo gli ormoni proteici dei vertebrati.

sabato 1 agosto 2015

Grassi e Lipidi

I grassi, detti anche lipidi (dal greco lipos = grasso) sono un gruppo eterogeneo di sostanze che hanno in comune un basso grado di solubilità in acqua. Sono invece solubili in solventi organici come il benzene, l'etere o il cloroformio.
I grassi sono formati da carbonio, idrogeno, ossigeno al pari dei carboidrati, ma il rapporto tra idrogeno ed ossigeno è molto più alto. Questa caratteristica li rende più energetici dei glucidi in termini assoluti ma ne riduce il rendimento energetico a parità di ossigeno consumato.
Si trovano soprattutto in alimenti di origine animale (grassi) ma sono abbondantemente presenti anche nel regno vegetale (oli).
Oli e grassi sono molto simili chimicamente ma, mentre i primi sono liquidi a temperatura ambiente, i secondi sono solidi.

Esistono più di 500 tipi di grassi, classificati in base alla loro struttura molecolare in semplici, composti e derivati:

LIPIDI SEMPLICI: sono i più abbondanti nel nostro organismo (circa il 95%) e nella nostra dieta (vengono ingeriti sotto questa forma circa il 98% dei lipidi presenti negli alimenti). Rappresentano la forma di deposito e di utilizzo principale. Tra i più noti ricordiamo le cere ed i trigliceridi.

LIPIDI COMPOSTI: sono trigliceridi combinati con altre sostanza chimiche come fosforo, azoto e zolfo. Rappresentano circa il 10% dei grassi del nostro organismo. Tra i più noti ricordiamo i fosfolipidi, i glicolipidi e le lipoproteine.

LIPIDI DERIVATI: derivano dalla trasformazione di lipidi semplici o composti. Il più importante è il colesterolo, ma ricordiamo anche la vitamina D, gli ormoni steroidei, l'acido palmitico, oleico e linoleico.
I trigliceridi derivano dall'unione di una molecola di glicerolo con tre acidi grassi a loro volta formati da catene idrocarboniose che vanno da un minimo di 4 ad un massimo di 20 atomi di carbonio. Gli acidi grassi possono essere saturi o insaturi:

CLASSIFICAZIONE DEGLI ACIDI GRASSI

ACIDI GRASSI SATURI sono privi di doppi legami ed hanno quindi il massimo numero di atomi di idrogeno. Si trovano principalmente nei prodotti di origine animale (uova, latte e derivati) ma anche in alimenti di origine vegetale (olio di cocco e di palma)

ACIDI GRASSI INSATURI contengono uno (mono) o più (poli) doppi legami tra gli atomi di carbonio e quelli di idrogeno

ACIDI GRASSI MONOINSATURI contengono doppi legami fra gli atomi di carbonio che li compongono. Sono presenti soprattutto nell'olio di oliva e nella frutta secca

ACIDI GRASSi POLINSATURI contengono più di due legami fra gli atomi di carbonio, sono contenuti nel pesce, nelle noci, nell'olio di girasole, di mais e in alcuni estratti vegetali

ACIDI GRASSI ESSENZIALI (AGE) Non possono essere sintetizzati dall'organismo umano; sono i precursori delle prostaglandine, dei trombossani e dei leucotrieni, sostanze che intervengono nel sistema immunitario, nella risposta infiammatoria e influenzano il sistema cardiovascolare

ACIDI GRASSI IDROGENATI normalmente gli acidi grassi di origine vegetale sono liquidi a temperatura ambiente. Essi possono essere resi solidi dal processo di idrogenazione che ne altera la la struttura chimica rendendoli particolarmente dannosi per la nostra salute. Si ottengono in questo modo i cosiddetti acidi grassi trans o idrogenati

I trigliceridi rappresentano la forma di immagazzinamento degli acidi grassi, un po' come avviene per il glicogeno ed il glucosio. Durante i processi energetici il nostro corpo provvede infatti a scindere il legame tra glicerolo ed acidi grassi convogliandoli in due vie metaboliche completamente differenti.
Mentre il glicerolo viene utilizzato per produrre glucosio, gli acidi grassi liberi vengono trasportati nel circolo sanguigno in associazione all'albumina, una proteina plasmatica che li trasporta fino ai muscoli dove costituiscono il substrato energetico per i processi ossidativi.