Di fronte ad una diagnosi di celiachia, il solo intervento terapeutico efficace consiste nell'esclusivo consumo di alimenti senza glutine. Per la maggior parte dei soggetti, infatti, questo approccio dietetico conduce alla completa scomparsa dei sintomi clinici ed alla remissione delle lesioni intestinali.
Purtroppo, l'allontanamento del glutine dalla dieta limita le scelte alimentari del celiaco, data la necessità di astenersi dal consumo di vari cereali, incluso il frumento, e dei relativi derivati (pane, pasta, biscotti, dolci ecc.). Molti di questi alimenti sono talmente radicati nella cultura alimentare mediterranea, che il loro allontanamento dalla dieta può causare non pochi problemi di ordine pratico e psicologico. Come se non bastasse, i cereali non permessi ai celiaci si ritrovano in moltissimi prodotti alimentari, anche sotto forma di additivi.
Fortunatamente, l'aumentata sensibilità nei confronti della patologia e la sua importante diffusione (secondo alcune fonti interesserebbe oltre mezzo milione di italiani), hanno portato allo sviluppo di numerosi prodotti dietetici destinati a questa fascia di popolazione.
A fianco degli alimenti naturalmente privi di glutine, è oggi possibile acquistare vari surrogati di pane, pasta e prodotti da forno, realizzati con farine alternative naturalmente prive di glutine.
Secondo l'associazione italiana celiachia (AIC), un alimento, per poter essere definito "senza glutine", non deve contenere più di 20 mg di glutine per Kg.
Dato che per il celiaco è fondamentale evitare gli alimenti contenenti anche solo tracce di glutine, per quanto riguarda determinate categorie di prodotti alimentari il semplice esame dell'etichetta può non garantire l'idoneità del prodotto. Nonostante l'apparente assenza di glutine, infatti, potrebbe esservi stata una contaminazione durante il ciclo produttivo, cosa piuttosto comune negli stabilimenti che lavorano derivati del frumento od altre farine contenenti proteine tossiche per il celiaco.
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